giovedì 16 giugno 2011

Come ci stanno mangiando la rivolta

Da qualche tempo, il deodorante con cui la "destra" allo sfascio ha coperto il puzzo di putrefazione del suo modus operandi ha perso il suo effetto. Il puzzo persiste anche diverso tempo dopo essere entrati nella stanza. A testimoniarlo, in ordine di tempo, le recenti amministrative comunali ed il successo del referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento.

Su questi due eventi, è bene però fare delle precisazioni.

Per quel che riguarda le amministrative comunali, il vero successo non è stato quello dei ballottaggi (eccetto forse De Magistris, inviso a tutti e trionfante con percentuali bulgare), ma quello del primo turno, dove il cosidetto Terzo Polo (il doggy-bag della politica 2011) è andato sotto, spesso e volentieri, con il Movimento 5 Stelle che ha dimostrato che si può fare politica senza soldi (questo sì che è pericoloso!).

Ancora più eclatante il referendum: il PD ha fatto di tutto per segarlo, salvo poi saltare sopra il carro dei vincitori. L'IDV, dell'urlante Di Pietro, che pure aveva proposto 3 dei 4 quesiti, a vittoria schiacciante avvenuta, fa un passo indietro come non volesse infierire. O meglio, lasciando ad altri le decisioni da fare. Si scrive altri, ma si legge Lega Nord.

Il fatto che un risultato premiante gli italiani, che attesta cioè la loro volontà di partecipazione (e dunque di libertà, come direbbe Gaber) venga tradotto nella solita melina fra partiti è, per descriverla con un'immagine, come quando il pallone si bucava a metà partita, in una di quelle interminabili sere d'estate che non c'era nessuno.

Come in 54, mi sento più preoccupato di quello che mi stanno rubando oggi (e domani) che di ciò che mi hanno preso ieri. Alla farsa si candidano subito Stracquadanio e Brunetta, facendosi additare come palesemente odiosi, quali peraltro sono (dunque credibilissimi). Ovvero, stante così le cose, sparano ancora un paio di flatulenze, ché ormai il velo del deodorante è cascato: si immolano per redendere credibile il salvatore di professione.

Come i ballottaggi delle amministrative, diventati teatro di uno noioso binomio da stadio destra-sinistra, buono-cattivo, così il referendum: si annulla l'unico risultato vero, cioè la partecipazione del 57% degli italiani al movimento politico, a prescindere dal loro credo, che esprime la sua schiacciante opinione (94-96% dei sì). E' come nel 13esimo capitolo dei Promessi Sposi, quando arriva Ferrer e salva il vicario da una giustizia sommaria di piazza, imbonendo la folla inferocita a cui manca il pane.

Quando le formiche si incazzano e scoprono di essere tante, c'è bisogno di prepare il cambiamento. A tavolino.
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