domenica 10 febbraio 2013

La vita, l'universo e tutto quanto


Nell'immaginario collettivo, è ormai radicata l'idea che l'effetto serra, l'aumento di anidride carbonica nell'atmosfera e l'innalzamento della temperatura terreste siano direttamente collegati all'attività di una sola specie sulla Terra, quella dell'Homo sapiens. Da questa ipotesi scientifica, che questo testo non ha né le facoltà né le intenzioni di confutare, derivano una serie di ricadute collettive ed individuali che condizionano fortemente la percezione delle nostre azioni: queste, infatti, potrebbero compromettere irrimediabilmente la Vita e la Natura. Parafrasando le parole dello zio Ben, da questo potenziale distruttivo è chiaro che derivino grandissime responsabilità.
Al contrario, l'impronta religiosa sulla civiltà umana, quale che sia la religione (e con i relativi distinguo), tende generalmente ad identificare l'uomo come un elemento minore in un contesto più grande, generato da Qualcos'altro (per una revisione su questo punto, si veda "God is not Great"). Nelle grandi religioni monoteistiche, questa caratteristica è sublimata nella preghiera all'Onnipotente, in aperto contrasto con la visione di un uomo dominante conseguente all'approccio para-scientifico accennato sopra.

A dispetto dell'apparente incompatibilità, queste due diffusissime visioni condividono un punto in comune: in entrambe, l'indole e la volontà umana sono profondamente castrate.

In alcuni Musei della Scienza nel mondo si possono trovare degli orologi che, in base alle informazioni che abbiamo oggi a disposizione, segnano il tempo dalla nascita della Terra fino ad oggi, con riferimento agli eventi che vi si devono essere succeduti (un esempio parziale lo si trova su qui). Salta all'occhio quanto l'arrivo dell'H. sapiens (mezzo milione di anni fa, considerando la forma più arcaica) occupi una frazione di secondi su questo orologio, mentre quella di animali preistorici del tutto estinti è molto più ampia (130-160 milioni di anni per i dinosauri), per non parlare del tempo necessario a generare le prime forme di vita.
Ma che cos'è la Vita? Cos'è che possiamo indicare chiaramente come Natura? Cosa esattamente dovrebbe rovinare l'attività di questo essere arrivato per ultimo alla festa sul pianeta Terra? Lasciando da parte la definizione di essere vivente e di nascita esatta della vita, un'ipotesi condivisa sul meccanismo alla base di Natura e Vita è quello DNA-RNA-proteina, essendo (brevemente) il DNA la molecola responsabile di contenere le informazioni, la proteina la molecola capace di condurre delle attività, e l'RNA una via di mezzo. E' affascinante constatare che RNA e proteine, generate a partire dal DNA, riescano a regolare l'espressione del DNA stesso, chiudendo così un piccolo ciclo (ed un piccolo mistero) dell'Esistenza.
L'idea della ciclicità della materia (vedi il principio di Lavoiser), dello spazio (vedi gli studi sulla quarta dimensione qui e qui), del tempo (vedi le ipotesi di Vico, ma anche quelle sulla quarta dimensione stessa) non è per niente nuova, eppure sembra essere del tutto dimenticata nella teoria del progresso (e della crescita) lineare dominante oggi, come anche nelle visioni religiose dove la ciclicità è spesso assente o secondaria.

Il concetto di lineare sottintende che ci siano due estremità; l'esempio più banale è il prima/dopo, essendo il dopo spesso meglio del prima (nelle religioni monoteistiche, la vita dopo la morte; nella politica, il progressismo, etc.). Ora, potrà sembrarvi assurdo, ma queste “narrazioni” oggi dominanti hanno un grande effetto sulla nostra percezione della realtà e sulle nostre intenzioni. L'elementare dualismo buono/cattivo è così ben radicato in noi stessi che difficilmente ci accorgiamo di metterlo in atto. La propaganda attuale, qui intesa come reiterazione martellante di un solo concetto a discapito di tutti gli altri, ne ha fatto uno strumento di interpretazione senza eccezioni. E può forse andar bene per le prime 3 domande che ci possiamo porre su qualsiasi cosa, ma è del tutto insufficiente e corrotto come sistema dalla quarta domanda in poi. Che ne sarebbe di ogni tipo di sfumatura, di ogni dubbio e dell'infinita varietà di grigi che passano fra il bianco ed il nero? Che ne sarebbe delle infinite potenzialità insite in ogni cosa? Libri come “L'uomo dei dadi” sarebbero assolutamente incomprensibili, per non dire eretici. Ed eretico sta diventando anche chi propone visioni alternative, mettendo in dubbio tangenzialmente certe sicure teorie consolidate. Più spesso è anzi un pazzo! Il che mi fa riecheggiare una ormai vecchia ma sempre attuale canzone: “[...] una sola potenza, un solo mercato, un solo giornale, una sola radio, e mille scheletri dentro l'armadio”.

Ma tutto questo, lo sappiamo già. Quello di cui non sempre ci accorgiamo sono le conseguenze. Il primo effetto di questo dualismo supportato da 3 consecutio logiche messe in croce è la percezione di possedere delle valide informazioni su cui basare il proprio “libero” pensiero (virgolettato, perché sarebbe comunque vincolato alle possibilità economiche, sociali ed intellettuali di ognuno di noi). Il secondo effetto è che molti dei problemi che ci poniamo (per non parlare delle conclusioni) sono, per dirla col Quelo, “mal posti”, in quanto partono da presupposti molto limitati. In particolare, è davvero molto preoccupante constatare che gli strumenti della propaganda sono usati quasi sempre anche da coloro che offrono valide argomentazioni a favore del bene comune, a sostegno della Vita o della Natura. Ad esempio, più raffinato del rozzo Uomo/Natura, c'è il contrasto Tecnologia/Natura (un esempio galattico qui), secondo cui la prima non può che nuocere alla seconda, e da cui segue che un'ipotesi di tecnologia integrata con la natura e per il bene di tutti è niente più che una bestemmia (in quanto, come già richiamato in cima, l'uomo è un distruttore). Tesla si starà certamente rigirando nella tomba! Questo approccio castrante fa di un prodotto dalle enormi potenzialità solo un'arma contro noi stessi. E' come dire che dovremmo fare un rogo con tutte le penne biro perché si possono infilare negli occhi! Peggio del peggio, a questo dualismo consegue in maniera strisciante che la soluzione più semplice e logica sia l'abbandono in toto dell'idea di tecnologia a favore di una vita agreste e bucolica, un approccio vecchio di 2000 anni inaccettabile ai più, che determina unicamente una impasse invalicabile. Le visioni apocalittiche suggerite da chi cerca di “risvegliare le coscienze” con questo razionale dualistico non fanno altro che spingere le persone alle estremità di questa linea immaginaria, nella quale non c'è spazio per il dubbio ed il controsenso e, soprattutto, non c'è spazio per il tempo necessario alla loro valutazione (in perfetta sincronia con il motivetto del “non c'è tempo” che tanto conosciamo in Italia).

Sebbene esistano molte fonti autorevoli che spiegano la propaganda attuata in politica ed in economia, è molto più difficile reperire elementi “altri” che ci aiutino ad uscire dai dualismi imposti nella percezione della Vita e della Natura, per assaporarne gli apparenti controsensi e le sfumature. A seguire ne cito alcuni, presi del tutto a caso fra quelli che più sovente mi capita di trovare.

Omeostasi/Biodiversità
La difesa della Natura dall'uomo distruttore è combattuta con il principio della conservazione. Dobbiamo fermare l'innalzamento dei livelli di anidride carbonica! Dobbiamo evitare la scomparsa delle specie in via d'estinzione! Ci sarebbe immediatamente da chiedere, qualora ne fossimo capaci, a quali livelli vorremmo far tornare questi valori, e per quanto tempo. Il principio di “conservazione della biodiversità” è, evolutivamente parlando, un assoluto controsenso, essendo la biodiversità generata appunto dal continuo cambiamento. “Panta rei”! Più propriamente, il concetto di biodiversità ed evoluzione sono intrecciati attorno a quello di sopravvivenza, l'unico modo che siamo riusciti a trovare per spiegare molte cose. Quello che intendiamo difendere in realtà è l'omeostasi (il mantenimento dello stato di equilibrio) non il principio della biodiversità. Eventualmente, quest'ultima- secondo il concetto di Uomo distruttore/modificatore della Natura- la stiamo stimolando! Nel periodo del Cambriano, una forte pressione ambientale ha portato ad un incredibile fiorire di nuove specie, tutte verosimilmente in lotta per conquistarsi una nicchia che gli garantisse la sopravvivenza. Qualcuno riesce ad immaginare che periodo straziante debba essere stato? Una valle di mostri! Al tempo stesso, come non provare amore ed ammirazione per la Natura e la Vita nel constatarne la forza inesorabile? Se credete che nessuno stia parlando dell'elefante nella stanza, ovvero della necessità che non sia l'uomo a determinare l'estinzione del Panda o la deforestazione, sebbene questo approccio trovi chiaramente concorde chiunque (ed anche me!) va prima stressato il fatto che l'uomo sia figlio della Natura e non padre. Come dev'essersi sentito il primo organismo ossigenico in un mondo anaerobico? Piuttosto solo, presumo. Ehi, questi esseri hanno cambiato l'atmosfera da allora! Chiusi nei nostri intestini privi di ossigeno ma ricchi di sostanze nutritive, destino infame, gli Archea narrano ancora le storie del tempo che fu, quando un passo alla volta a partire da loro si arrivò al primo eucariote: “Maledetta la loro stirpe!”.

La Vita a tutti i costi: Arrivano i buoni!
Un altro concetto martellante a cui siamo usi è quello della difesa della Vita a tutti i costi. E' chiaro che implicitamente intendiamo “della nostra”, ma questo sottinteso sta purtroppo al di là del pallido contesto usato dalla propaganda, e lo notiamo solo in circostanze estreme, tipo quando si dovrebbe applicare al nostro intervento diretto in favore dell'extracomunitario, del barbone o dello zingaro per strada. Rimanendo sempre attaccati alla Biologia, prendiamo un esempio estremo. E' un fatto che i tumori siano espressione di un progetto vitale, il quale purtroppo non è in accordo con quello dell'ospite in cui si trova. E' illuminante considerare a questo riguardo una frase recentemente pubblicata su Nature: “Le cellule metastatiche sono ammirevoli: tu elimini una specifica via metabolica, e loro trovano un altro modo di sopravvivere”. Di fatto, quella del tumore, per quanto sterile, è una lotta per l'esistenza. E, sebbene suoni blasfemo, in quanto tale è affascinante come molte altre. Che senso dovrebbe assumere allora il concetto di difesa della Vita quando mettiamo questa informazione nel calcolo? Ancora una volta, chiaramente, si elogia l'omeostasi del nostro mondo, dal quale si ritorna al controsenso rispetto alla biodiversità ed alla evoluzione che ci ha generato. Quello che appare più manifesto è la necessità a partire dall'individuo, nel proprio piccolo, di comprendere cosa significhi essere parte integrante della Natura che lo ha generato. Necessità che purtroppo il modello occidentale che si sta espandendo all'oriente non appaga mai, in quanto più spesso crediamo di essere figli di dio, specie più evoluta o addirittura esseri in grado di distruggere la Vita e la Natura.

Il cervello e la fotosintesi: due prodotti della Natura in grado di modificarla profondamente
Come siamo arrivati a tutto questo? Chiaramente grazie all'unico elemento che davvero ci contraddistingue: il cervello. Apparentemente, il cervello è solo uno strumento generato in centinaia di milioni di anni dalla Natura tramite il sistema di adattamento DNA-RNA-proteina, né più e né meno, ad esempio, dello zoccolo del cavallo, lo strumento migliore a garantire la corsa avendo minimizzato l'appoggio a terra ad un solo dito. E non diverso, come detto prima, dalla fotosintesi ossigenica, che ha garantito di estrarre elettroni da un composto non ridotto come l'acqua, sfruttando l'energia solare abbondante e poco sfruttata con un solo fotosistema. Benché prodotta dalla Natura, la fotosintesi ossigenica ha modificato completamente l'ambiente in cui è nata. Ed anche il cervello ha potenzialità rivoluzionarie: può permettere la presa di coscienza dell'individuo portatore (un altro ciclo che si chiude) e, nel caso più estremo (l'uomo), è capace di integrare molte informazioni, prevedendo il risultato delle azioni prima di averle compiute, al contrario di quanto accade con gli altri animali.
E' proprio questa caratteristica ad aver permesso all'uomo di poter gestire elementi del tutto naturali e poter ripetere con successo processi eccezionali nel campo della genetica, dell'aerodinamica o dell'energia atomica. Ad ogni modo, è fondamentale sottolineare che per quanto devastanti questi processi possano essere, essi vengono comunque generati a partire da elementi che fanno parte del sistema Natura. Le fantomatiche risorse fossili non sono altro che residui organici messi lì per uno spazio di tempo estremamente lungo, per cui quello che stiamo consumando non sono dei residui tossici per la Natura, ma più propriamente é il tempo. Sarà anche scontato, ma è bene ricordarselo. Al massimo, quello che può succedere è che le nostre azioni comprometteranno la Natura come noi la conosciamo (e quindi magari la nicchia che ha permesso il nostro sviluppo), ma non certo la Natura in senso assoluto!

L'unico limite del cervello, per quanto possiamo intuire fino ad ora, è che spesso ha bisogno di giustificazioni. La ragione impone dei perché, ed a questi perché delle risposte plausibili. Qual'è il senso dello sviluppo del cervello considerando ciò che può fare? Come dovremmo utilizzarlo noialtri animali? E' meglio un maiale felice o un Socrate infelice? Dovremmo usare biecamente il nostro intelletto e fare un salto evolutivo verso chissà dove, a dispetto delle modifiche che imporremo sull'ambiente o sforzarci al massimo per immobilizzare la Natura nello stato attuale? E sarebbe possibile? Qual'è la risposta alla domanda fondamentale sulla Vita, l'Universo e tutto quanto? Per quanto ne sappiamo, a quest'ultima domanda la risposta è 42. Mentre alla domanda “Come fare per sentirci strumento della Natura e permettere il benessere di molti (anche se non tutti)?” ancora non abbiamo risposta. Non che sia il primo a porsi questa domanda. In qualche modo, Rodney King l'aveva già posta a tutti noi già molto tempo fa ("Can we all get along?", tradotto: "Possiamo andare d'accordo?").

Non appena focalizzo la mia attenzione su questa domanda, subito mi chiedo: ma, abbiamo il tempo? Beh, considerando che non abbiamo altre alternative, probabilmente sì...
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