Nell'immaginario
collettivo, è ormai radicata l'idea che l'effetto serra, l'aumento
di anidride carbonica nell'atmosfera e l'innalzamento della
temperatura terreste siano direttamente collegati all'attività di
una sola specie sulla Terra, quella dell'Homo
sapiens. Da
questa ipotesi scientifica, che questo testo non ha né le facoltà
né le intenzioni di confutare, derivano una serie di ricadute
collettive ed individuali che condizionano fortemente la percezione
delle nostre azioni: queste, infatti, potrebbero compromettere
irrimediabilmente la Vita e la Natura. Parafrasando le parole dello zio Ben, da questo potenziale distruttivo è chiaro che derivino
grandissime responsabilità.
Al contrario, l'impronta religiosa sulla civiltà umana, quale che
sia la religione (e con i relativi distinguo), tende generalmente ad
identificare l'uomo come un elemento minore in un contesto più
grande, generato da Qualcos'altro (per una revisione su questo punto,
si veda "God is not Great"). Nelle grandi religioni monoteistiche, questa
caratteristica è sublimata nella preghiera all'Onnipotente, in
aperto contrasto con la visione di un uomo dominante conseguente
all'approccio para-scientifico accennato sopra.
A dispetto dell'apparente incompatibilità, queste due diffusissime
visioni condividono un punto in comune: in entrambe, l'indole e la
volontà umana sono profondamente castrate.
In
alcuni Musei della Scienza nel mondo si possono trovare degli orologi
che, in base alle informazioni che abbiamo oggi a disposizione,
segnano il tempo dalla nascita della Terra fino ad oggi, con
riferimento agli eventi che vi si devono essere succeduti (un esempio
parziale lo si trova su qui). Salta all'occhio quanto l'arrivo
dell'H. sapiens
(mezzo milione di anni fa, considerando la forma più arcaica) occupi
una frazione di secondi su questo orologio, mentre quella di animali
preistorici del tutto estinti è molto più ampia (130-160 milioni di
anni per i dinosauri), per non parlare del tempo necessario a
generare le prime forme di vita.
Ma che cos'è la Vita? Cos'è che possiamo indicare chiaramente come
Natura? Cosa esattamente dovrebbe rovinare l'attività di questo
essere arrivato per ultimo alla festa sul pianeta Terra? Lasciando da
parte la definizione di essere vivente e di nascita esatta della
vita, un'ipotesi condivisa sul meccanismo alla base di Natura e Vita
è quello DNA-RNA-proteina, essendo (brevemente) il DNA la
molecola responsabile di contenere le informazioni, la proteina la
molecola capace di condurre delle attività, e l'RNA una via di
mezzo. E' affascinante constatare che RNA e proteine, generate a
partire dal DNA, riescano a regolare l'espressione del DNA stesso,
chiudendo così un piccolo ciclo (ed un piccolo mistero)
dell'Esistenza.
L'idea della ciclicità della materia (vedi il principio di Lavoiser), dello spazio (vedi gli studi sulla quarta dimensione qui e qui),
del tempo (vedi le ipotesi di Vico, ma anche quelle sulla quarta
dimensione stessa) non è per niente nuova, eppure sembra essere
del tutto dimenticata nella teoria del progresso (e della crescita)
lineare dominante oggi, come anche nelle visioni religiose dove la
ciclicità è spesso assente o secondaria.
Il concetto di lineare sottintende che ci siano due estremità;
l'esempio più banale è il prima/dopo, essendo il dopo spesso meglio
del prima (nelle religioni monoteistiche, la vita dopo la morte;
nella politica, il progressismo, etc.). Ora, potrà sembrarvi
assurdo, ma queste “narrazioni” oggi dominanti hanno un grande
effetto sulla nostra percezione della realtà e sulle nostre
intenzioni. L'elementare dualismo buono/cattivo è così ben radicato
in noi stessi che difficilmente ci accorgiamo di metterlo in atto. La
propaganda attuale, qui intesa come reiterazione martellante di un
solo concetto a discapito di tutti gli altri, ne ha fatto uno
strumento di interpretazione senza eccezioni. E può forse andar bene
per le prime 3 domande che ci possiamo porre su qualsiasi cosa, ma è
del tutto insufficiente e corrotto come sistema dalla quarta domanda
in poi. Che ne sarebbe di ogni tipo di sfumatura, di ogni dubbio e
dell'infinita varietà di grigi che passano fra il bianco ed il nero?
Che ne sarebbe delle infinite potenzialità insite in ogni cosa?
Libri come “L'uomo dei dadi” sarebbero assolutamente
incomprensibili, per non dire eretici. Ed eretico sta diventando
anche chi propone visioni alternative, mettendo in dubbio
tangenzialmente certe sicure teorie consolidate. Più spesso è anzi
un pazzo! Il che mi fa riecheggiare una ormai vecchia ma sempre
attuale canzone: “[...] una sola potenza, un solo mercato, un solo giornale, una sola radio, e mille scheletri dentro l'armadio”.
Ma tutto questo, lo sappiamo già. Quello di cui non sempre ci
accorgiamo sono le conseguenze. Il primo effetto di questo dualismo
supportato da 3 consecutio logiche messe in croce è la percezione di
possedere delle valide informazioni su cui basare il proprio “libero”
pensiero (virgolettato, perché sarebbe comunque vincolato alle
possibilità economiche, sociali ed intellettuali di ognuno di noi).
Il secondo effetto è che molti dei problemi che ci poniamo (per non
parlare delle conclusioni) sono, per dirla col Quelo, “mal posti”,
in quanto partono da presupposti molto limitati. In particolare, è
davvero molto preoccupante constatare che gli strumenti della
propaganda sono usati quasi sempre anche da coloro che offrono valide
argomentazioni a favore del bene comune, a sostegno della Vita o
della Natura. Ad esempio, più raffinato del rozzo Uomo/Natura, c'è
il contrasto Tecnologia/Natura (un esempio galattico qui),
secondo cui la prima non può che nuocere alla seconda, e da cui
segue che un'ipotesi di tecnologia integrata con la natura e per il
bene di tutti è niente più che una bestemmia (in quanto, come già
richiamato in cima, l'uomo è un distruttore). Tesla si starà
certamente rigirando nella tomba! Questo approccio castrante fa
di un prodotto dalle enormi potenzialità solo un'arma contro noi
stessi. E' come dire che dovremmo fare un rogo con tutte le penne
biro perché si possono infilare negli occhi! Peggio del peggio, a
questo dualismo consegue in maniera strisciante che la soluzione più
semplice e logica sia l'abbandono in toto dell'idea di tecnologia a
favore di una vita agreste e bucolica, un approccio vecchio di 2000
anni inaccettabile ai più, che determina unicamente una impasse
invalicabile. Le visioni apocalittiche suggerite da chi cerca di
“risvegliare le coscienze” con questo razionale dualistico non
fanno altro che spingere le persone alle estremità di questa linea
immaginaria, nella quale non c'è spazio per il dubbio ed il
controsenso e, soprattutto, non c'è spazio per il tempo necessario
alla loro valutazione (in perfetta sincronia con il motivetto del
“non c'è tempo” che tanto conosciamo in Italia).
Sebbene esistano molte fonti autorevoli che spiegano la propaganda
attuata in politica ed in economia, è molto più difficile reperire
elementi “altri” che ci aiutino ad uscire dai dualismi imposti
nella percezione della Vita e della Natura, per assaporarne gli
apparenti controsensi e le sfumature. A seguire ne cito alcuni, presi
del tutto a caso fra quelli che più sovente mi capita di trovare.
Omeostasi/Biodiversità
La
difesa della Natura dall'uomo distruttore è combattuta con il
principio della conservazione. Dobbiamo fermare l'innalzamento dei
livelli di anidride carbonica!
Dobbiamo evitare la scomparsa delle specie in via d'estinzione! Ci
sarebbe immediatamente da chiedere, qualora ne fossimo capaci, a
quali livelli vorremmo far tornare questi valori, e per quanto tempo.
Il principio di “conservazione della biodiversità” è,
evolutivamente parlando, un assoluto controsenso, essendo la
biodiversità generata appunto dal continuo cambiamento. “Panta rei”! Più propriamente, il concetto di biodiversità ed evoluzione
sono intrecciati attorno a quello di sopravvivenza, l'unico modo che
siamo riusciti a trovare per spiegare molte cose. Quello che
intendiamo difendere in realtà è l'omeostasi (il mantenimento dello
stato di equilibrio) non il principio della biodiversità.
Eventualmente, quest'ultima- secondo il concetto di Uomo
distruttore/modificatore della Natura- la stiamo stimolando! Nel
periodo del Cambriano, una forte pressione ambientale ha portato ad
un incredibile fiorire di nuove specie, tutte verosimilmente in
lotta per conquistarsi una nicchia che gli garantisse la
sopravvivenza. Qualcuno riesce ad immaginare che periodo straziante
debba essere stato? Una valle di mostri! Al tempo stesso, come non
provare amore ed ammirazione per la Natura e la Vita nel constatarne
la forza inesorabile? Se credete che nessuno stia parlando
dell'elefante nella stanza, ovvero della necessità che non sia
l'uomo a determinare l'estinzione del Panda o la deforestazione,
sebbene questo approccio trovi chiaramente concorde chiunque (ed
anche me!) va prima stressato il fatto che l'uomo sia figlio
della Natura e non padre.
Come dev'essersi sentito il primo organismo ossigenico in un mondo
anaerobico? Piuttosto solo, presumo. Ehi, questi esseri hanno
cambiato l'atmosfera da allora! Chiusi nei nostri intestini privi di
ossigeno ma ricchi di sostanze nutritive, destino infame, gli Archea narrano ancora le storie del tempo che fu, quando un passo alla
volta a partire da loro si arrivò al primo eucariote: “Maledetta
la loro stirpe!”.
La
Vita a tutti i costi: Arrivano i buoni!
Un altro concetto martellante a cui siamo usi è quello della difesa
della Vita a tutti i costi. E' chiaro che implicitamente intendiamo
“della nostra”, ma questo sottinteso sta purtroppo al di là del
pallido contesto usato dalla propaganda, e lo notiamo solo in
circostanze estreme, tipo quando si dovrebbe applicare al nostro
intervento diretto in favore dell'extracomunitario, del barbone o
dello zingaro per strada. Rimanendo sempre attaccati alla Biologia,
prendiamo un esempio estremo. E' un fatto che i tumori siano
espressione di un progetto vitale, il quale purtroppo non è in
accordo con quello dell'ospite in cui si trova. E' illuminante
considerare a questo riguardo una frase recentemente pubblicata su Nature: “Le cellule metastatiche sono ammirevoli: tu elimini una
specifica via metabolica, e loro trovano un altro modo di
sopravvivere”. Di fatto, quella del tumore, per quanto sterile, è
una lotta per l'esistenza. E, sebbene suoni blasfemo, in quanto tale
è affascinante come molte altre. Che senso dovrebbe assumere allora
il concetto di difesa della Vita quando mettiamo questa informazione
nel calcolo? Ancora una volta, chiaramente, si elogia l'omeostasi del
nostro mondo, dal quale si ritorna al controsenso rispetto alla
biodiversità ed alla evoluzione che ci ha generato. Quello che
appare più manifesto è la necessità a partire dall'individuo, nel
proprio piccolo, di comprendere cosa significhi essere parte
integrante della Natura che lo ha generato. Necessità che purtroppo
il modello occidentale che si sta espandendo all'oriente non appaga
mai, in quanto più spesso crediamo di essere figli di dio, specie
più evoluta o addirittura esseri in grado di distruggere la Vita e
la Natura.
Il
cervello e la fotosintesi: due prodotti della Natura in grado di
modificarla profondamente
Come siamo arrivati a tutto questo? Chiaramente grazie all'unico
elemento che davvero ci contraddistingue: il cervello.
Apparentemente, il cervello è solo uno strumento generato in
centinaia di milioni di anni dalla Natura tramite il sistema di
adattamento DNA-RNA-proteina, né più e né meno, ad esempio, dello
zoccolo del cavallo, lo strumento migliore a garantire la corsa
avendo minimizzato l'appoggio a terra ad un solo dito. E non diverso,
come detto prima, dalla fotosintesi ossigenica, che ha garantito di
estrarre elettroni da un composto non ridotto come l'acqua,
sfruttando l'energia solare abbondante e poco sfruttata con un solo
fotosistema. Benché prodotta dalla Natura, la fotosintesi
ossigenica ha modificato completamente l'ambiente in cui è nata. Ed
anche il cervello ha potenzialità rivoluzionarie: può permettere la
presa di coscienza dell'individuo portatore (un altro ciclo che si
chiude) e, nel caso più estremo (l'uomo), è capace di integrare
molte informazioni, prevedendo il risultato delle azioni prima di
averle compiute, al contrario di quanto accade con gli altri animali.
E'
proprio questa caratteristica ad aver permesso all'uomo di poter
gestire elementi del tutto naturali e poter ripetere con successo
processi eccezionali nel campo della genetica, dell'aerodinamica o
dell'energia atomica. Ad ogni modo, è fondamentale sottolineare che
per quanto devastanti questi processi possano essere, essi vengono
comunque generati a partire da elementi che fanno parte del sistema
Natura. Le fantomatiche risorse fossili non sono altro che residui
organici messi lì per uno spazio di tempo estremamente lungo, per
cui quello che stiamo consumando non sono dei residui tossici per la
Natura, ma più propriamente é il
tempo.
Sarà anche scontato, ma è bene ricordarselo. Al massimo, quello che
può succedere è che le nostre azioni comprometteranno la Natura
come noi la conosciamo (e quindi magari la nicchia che ha permesso il
nostro sviluppo), ma non certo la Natura in senso assoluto!
L'unico limite del cervello, per quanto possiamo intuire fino ad ora,
è che spesso ha bisogno di giustificazioni. La ragione impone dei
perché, ed a questi perché delle risposte plausibili. Qual'è il
senso dello sviluppo del cervello considerando ciò che può fare?
Come dovremmo utilizzarlo noialtri animali? E' meglio un maiale
felice o un Socrate infelice? Dovremmo usare biecamente il nostro
intelletto e fare un salto evolutivo verso chissà dove, a dispetto
delle modifiche che imporremo sull'ambiente o sforzarci al massimo
per immobilizzare la Natura nello stato attuale? E sarebbe possibile?
Qual'è la risposta alla domanda fondamentale sulla Vita, l'Universo
e tutto quanto? Per quanto ne sappiamo, a quest'ultima domanda la risposta è 42. Mentre alla domanda “Come fare per sentirci strumento della Natura e permettere il benessere di molti (anche se
non tutti)?” ancora non abbiamo risposta. Non che sia il primo a porsi questa domanda. In qualche modo, Rodney King l'aveva già posta a tutti noi già molto tempo fa ("Can we all get along?", tradotto: "Possiamo andare d'accordo?").
Non appena focalizzo la mia attenzione su questa domanda, subito mi chiedo: ma, abbiamo il tempo?
Beh, considerando che non abbiamo altre alternative, probabilmente sì...