giovedì 17 febbraio 2011

God is not great

Qualche anno fa, in una libreria a Dortmund, ho avuto la fortuna di imbattermi in "god is not great" (Christopher Hitchens). Il libro era in Inglese e sebbene l'idea di leggere qualcosa in una lingua diversa dalla mia, con argomentazioni così forbite, mi sembrasse proibitivo, l'argomento era troppo attraente per fare finta di nulla. Sono stato fortunato: pare che l'edizione di Einaudi in Italiano sia pessima.
Il libro è dannatamente godibile ed interessante, e per persone come me- che anelavano ad una voce che argomentasse con coraggio un discorso del genere- è risultato fantastico.
E' scritto con un taglio scientifico, sebbene la suddivisione per argomenti non sia necessariamente rispettata e ci siano diverse contaminazioni. L'analisi è clamorosamente ricca di riferimenti storici, culturali, scientifici (che comunque non sono riportati in nota). Di frequente, l'opinione di Hitchens sconfina nella derisione dei credenti in ogni luogo e tempo.
Alcuni hanno trovato controproducente questo stile, ma è un fatto che Hitchens arrivi alla derisione dopo aver descritto spietatamente gli aspetti paradossali delle religioni (non se ne salva una).
Nel complesso, l'opera descrive come dio sia stato prodotto dall'uomo e non il contrario, come i testi sacri siano sostanzialmente tutti uguali ed incredibilmente limitati al tempo ed al luogo dove sono ambientati, e come la religione appartenga ad un periodo dello sviluppo dell'uomo in cui il buio della ragione ne ha favorito l'attecchimento, ragione per cui portarle avanti adesso risulta grottesco e fuori dal tempo.
In un capitolo, Hitchens si chiede se le religioni aiutino l'uomo a comportarsi meglio. Utilizzando casi personali e storici, conclude che in casi particolari e limitati questo può avvenire, ma che nei grandi massacri e genocidi conosciuti nella storia anche recente, il credo religioso ha sempre avuto un ruolo primario. Tutto il libro, in effetti, è ricco di riferimenti di omicidi di massa, massacri, stupri ed altri tragici avvenimenti perpetrati solo in nome di distinzioni religiose a volte impalpabili. Ad ogni modo, è piuttosto risaputo che lo sterminio nazista di ebrei, gay, zingari, cani sciolti e partigiani ha avuto luogo per ragioni di "razza superiore" e non per motivi religiosi. Se mi è concesso un errata corrige, direi che essere (molto) buoni o (molto) cattivi non ha niente a che vedere con la religione (il che comunque rimarca l'indifferenza della presenza/assenza della religione stessa in riferimento alla domanda iniziale).
Se state sperando nell'estremo oriente, fate a meno, perché un capitolo ne annienta ogni aspetto, ed individui come Madre Teresa di Calcutta, Gandhi o il Dalai Lama non sono risparmiati.

Hitchens, britannico del '49, vivente e lavorante negli USA, in Italia sostanzialmente sconosciuto, è un individuo dalle visioni politicamente trasversali, accusato di essere un egocentrico ubriacone, probabilmente anche opportunista. Per alcuni osservatori, gli ultimi anni hanno portato a scelte politiche di comodo, mentre il suo consumo di alcol sopra la media ha finito per rovinare un riconosciuto grande spirito giornalistico.

Ad ogni modo, è indubbio che frasi forti ed opinioni detestabili, soprattutto riguardo a personaggi mondialmente riconosciuti come "buoni", sono pronunciabili solo da individui dalle caratteristiche di Hitchens. Insieme a Dawkins, Dennett ed Harris, Hitchens forma quel gruppo meglio conosciuto come "I quattro cavalieri dell'anti-apocalisse", che ha addirittura una pagina su facebook, ovvero quattro pensatori che interpretano lo spirito razionalistico dei nostri giorni.

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