domenica 10 febbraio 2013

La vita, l'universo e tutto quanto


Nell'immaginario collettivo, è ormai radicata l'idea che l'effetto serra, l'aumento di anidride carbonica nell'atmosfera e l'innalzamento della temperatura terreste siano direttamente collegati all'attività di una sola specie sulla Terra, quella dell'Homo sapiens. Da questa ipotesi scientifica, che questo testo non ha né le facoltà né le intenzioni di confutare, derivano una serie di ricadute collettive ed individuali che condizionano fortemente la percezione delle nostre azioni: queste, infatti, potrebbero compromettere irrimediabilmente la Vita e la Natura. Parafrasando le parole dello zio Ben, da questo potenziale distruttivo è chiaro che derivino grandissime responsabilità.
Al contrario, l'impronta religiosa sulla civiltà umana, quale che sia la religione (e con i relativi distinguo), tende generalmente ad identificare l'uomo come un elemento minore in un contesto più grande, generato da Qualcos'altro (per una revisione su questo punto, si veda "God is not Great"). Nelle grandi religioni monoteistiche, questa caratteristica è sublimata nella preghiera all'Onnipotente, in aperto contrasto con la visione di un uomo dominante conseguente all'approccio para-scientifico accennato sopra.

A dispetto dell'apparente incompatibilità, queste due diffusissime visioni condividono un punto in comune: in entrambe, l'indole e la volontà umana sono profondamente castrate.

In alcuni Musei della Scienza nel mondo si possono trovare degli orologi che, in base alle informazioni che abbiamo oggi a disposizione, segnano il tempo dalla nascita della Terra fino ad oggi, con riferimento agli eventi che vi si devono essere succeduti (un esempio parziale lo si trova su qui). Salta all'occhio quanto l'arrivo dell'H. sapiens (mezzo milione di anni fa, considerando la forma più arcaica) occupi una frazione di secondi su questo orologio, mentre quella di animali preistorici del tutto estinti è molto più ampia (130-160 milioni di anni per i dinosauri), per non parlare del tempo necessario a generare le prime forme di vita.
Ma che cos'è la Vita? Cos'è che possiamo indicare chiaramente come Natura? Cosa esattamente dovrebbe rovinare l'attività di questo essere arrivato per ultimo alla festa sul pianeta Terra? Lasciando da parte la definizione di essere vivente e di nascita esatta della vita, un'ipotesi condivisa sul meccanismo alla base di Natura e Vita è quello DNA-RNA-proteina, essendo (brevemente) il DNA la molecola responsabile di contenere le informazioni, la proteina la molecola capace di condurre delle attività, e l'RNA una via di mezzo. E' affascinante constatare che RNA e proteine, generate a partire dal DNA, riescano a regolare l'espressione del DNA stesso, chiudendo così un piccolo ciclo (ed un piccolo mistero) dell'Esistenza.
L'idea della ciclicità della materia (vedi il principio di Lavoiser), dello spazio (vedi gli studi sulla quarta dimensione qui e qui), del tempo (vedi le ipotesi di Vico, ma anche quelle sulla quarta dimensione stessa) non è per niente nuova, eppure sembra essere del tutto dimenticata nella teoria del progresso (e della crescita) lineare dominante oggi, come anche nelle visioni religiose dove la ciclicità è spesso assente o secondaria.

Il concetto di lineare sottintende che ci siano due estremità; l'esempio più banale è il prima/dopo, essendo il dopo spesso meglio del prima (nelle religioni monoteistiche, la vita dopo la morte; nella politica, il progressismo, etc.). Ora, potrà sembrarvi assurdo, ma queste “narrazioni” oggi dominanti hanno un grande effetto sulla nostra percezione della realtà e sulle nostre intenzioni. L'elementare dualismo buono/cattivo è così ben radicato in noi stessi che difficilmente ci accorgiamo di metterlo in atto. La propaganda attuale, qui intesa come reiterazione martellante di un solo concetto a discapito di tutti gli altri, ne ha fatto uno strumento di interpretazione senza eccezioni. E può forse andar bene per le prime 3 domande che ci possiamo porre su qualsiasi cosa, ma è del tutto insufficiente e corrotto come sistema dalla quarta domanda in poi. Che ne sarebbe di ogni tipo di sfumatura, di ogni dubbio e dell'infinita varietà di grigi che passano fra il bianco ed il nero? Che ne sarebbe delle infinite potenzialità insite in ogni cosa? Libri come “L'uomo dei dadi” sarebbero assolutamente incomprensibili, per non dire eretici. Ed eretico sta diventando anche chi propone visioni alternative, mettendo in dubbio tangenzialmente certe sicure teorie consolidate. Più spesso è anzi un pazzo! Il che mi fa riecheggiare una ormai vecchia ma sempre attuale canzone: “[...] una sola potenza, un solo mercato, un solo giornale, una sola radio, e mille scheletri dentro l'armadio”.

Ma tutto questo, lo sappiamo già. Quello di cui non sempre ci accorgiamo sono le conseguenze. Il primo effetto di questo dualismo supportato da 3 consecutio logiche messe in croce è la percezione di possedere delle valide informazioni su cui basare il proprio “libero” pensiero (virgolettato, perché sarebbe comunque vincolato alle possibilità economiche, sociali ed intellettuali di ognuno di noi). Il secondo effetto è che molti dei problemi che ci poniamo (per non parlare delle conclusioni) sono, per dirla col Quelo, “mal posti”, in quanto partono da presupposti molto limitati. In particolare, è davvero molto preoccupante constatare che gli strumenti della propaganda sono usati quasi sempre anche da coloro che offrono valide argomentazioni a favore del bene comune, a sostegno della Vita o della Natura. Ad esempio, più raffinato del rozzo Uomo/Natura, c'è il contrasto Tecnologia/Natura (un esempio galattico qui), secondo cui la prima non può che nuocere alla seconda, e da cui segue che un'ipotesi di tecnologia integrata con la natura e per il bene di tutti è niente più che una bestemmia (in quanto, come già richiamato in cima, l'uomo è un distruttore). Tesla si starà certamente rigirando nella tomba! Questo approccio castrante fa di un prodotto dalle enormi potenzialità solo un'arma contro noi stessi. E' come dire che dovremmo fare un rogo con tutte le penne biro perché si possono infilare negli occhi! Peggio del peggio, a questo dualismo consegue in maniera strisciante che la soluzione più semplice e logica sia l'abbandono in toto dell'idea di tecnologia a favore di una vita agreste e bucolica, un approccio vecchio di 2000 anni inaccettabile ai più, che determina unicamente una impasse invalicabile. Le visioni apocalittiche suggerite da chi cerca di “risvegliare le coscienze” con questo razionale dualistico non fanno altro che spingere le persone alle estremità di questa linea immaginaria, nella quale non c'è spazio per il dubbio ed il controsenso e, soprattutto, non c'è spazio per il tempo necessario alla loro valutazione (in perfetta sincronia con il motivetto del “non c'è tempo” che tanto conosciamo in Italia).

Sebbene esistano molte fonti autorevoli che spiegano la propaganda attuata in politica ed in economia, è molto più difficile reperire elementi “altri” che ci aiutino ad uscire dai dualismi imposti nella percezione della Vita e della Natura, per assaporarne gli apparenti controsensi e le sfumature. A seguire ne cito alcuni, presi del tutto a caso fra quelli che più sovente mi capita di trovare.

Omeostasi/Biodiversità
La difesa della Natura dall'uomo distruttore è combattuta con il principio della conservazione. Dobbiamo fermare l'innalzamento dei livelli di anidride carbonica! Dobbiamo evitare la scomparsa delle specie in via d'estinzione! Ci sarebbe immediatamente da chiedere, qualora ne fossimo capaci, a quali livelli vorremmo far tornare questi valori, e per quanto tempo. Il principio di “conservazione della biodiversità” è, evolutivamente parlando, un assoluto controsenso, essendo la biodiversità generata appunto dal continuo cambiamento. “Panta rei”! Più propriamente, il concetto di biodiversità ed evoluzione sono intrecciati attorno a quello di sopravvivenza, l'unico modo che siamo riusciti a trovare per spiegare molte cose. Quello che intendiamo difendere in realtà è l'omeostasi (il mantenimento dello stato di equilibrio) non il principio della biodiversità. Eventualmente, quest'ultima- secondo il concetto di Uomo distruttore/modificatore della Natura- la stiamo stimolando! Nel periodo del Cambriano, una forte pressione ambientale ha portato ad un incredibile fiorire di nuove specie, tutte verosimilmente in lotta per conquistarsi una nicchia che gli garantisse la sopravvivenza. Qualcuno riesce ad immaginare che periodo straziante debba essere stato? Una valle di mostri! Al tempo stesso, come non provare amore ed ammirazione per la Natura e la Vita nel constatarne la forza inesorabile? Se credete che nessuno stia parlando dell'elefante nella stanza, ovvero della necessità che non sia l'uomo a determinare l'estinzione del Panda o la deforestazione, sebbene questo approccio trovi chiaramente concorde chiunque (ed anche me!) va prima stressato il fatto che l'uomo sia figlio della Natura e non padre. Come dev'essersi sentito il primo organismo ossigenico in un mondo anaerobico? Piuttosto solo, presumo. Ehi, questi esseri hanno cambiato l'atmosfera da allora! Chiusi nei nostri intestini privi di ossigeno ma ricchi di sostanze nutritive, destino infame, gli Archea narrano ancora le storie del tempo che fu, quando un passo alla volta a partire da loro si arrivò al primo eucariote: “Maledetta la loro stirpe!”.

La Vita a tutti i costi: Arrivano i buoni!
Un altro concetto martellante a cui siamo usi è quello della difesa della Vita a tutti i costi. E' chiaro che implicitamente intendiamo “della nostra”, ma questo sottinteso sta purtroppo al di là del pallido contesto usato dalla propaganda, e lo notiamo solo in circostanze estreme, tipo quando si dovrebbe applicare al nostro intervento diretto in favore dell'extracomunitario, del barbone o dello zingaro per strada. Rimanendo sempre attaccati alla Biologia, prendiamo un esempio estremo. E' un fatto che i tumori siano espressione di un progetto vitale, il quale purtroppo non è in accordo con quello dell'ospite in cui si trova. E' illuminante considerare a questo riguardo una frase recentemente pubblicata su Nature: “Le cellule metastatiche sono ammirevoli: tu elimini una specifica via metabolica, e loro trovano un altro modo di sopravvivere”. Di fatto, quella del tumore, per quanto sterile, è una lotta per l'esistenza. E, sebbene suoni blasfemo, in quanto tale è affascinante come molte altre. Che senso dovrebbe assumere allora il concetto di difesa della Vita quando mettiamo questa informazione nel calcolo? Ancora una volta, chiaramente, si elogia l'omeostasi del nostro mondo, dal quale si ritorna al controsenso rispetto alla biodiversità ed alla evoluzione che ci ha generato. Quello che appare più manifesto è la necessità a partire dall'individuo, nel proprio piccolo, di comprendere cosa significhi essere parte integrante della Natura che lo ha generato. Necessità che purtroppo il modello occidentale che si sta espandendo all'oriente non appaga mai, in quanto più spesso crediamo di essere figli di dio, specie più evoluta o addirittura esseri in grado di distruggere la Vita e la Natura.

Il cervello e la fotosintesi: due prodotti della Natura in grado di modificarla profondamente
Come siamo arrivati a tutto questo? Chiaramente grazie all'unico elemento che davvero ci contraddistingue: il cervello. Apparentemente, il cervello è solo uno strumento generato in centinaia di milioni di anni dalla Natura tramite il sistema di adattamento DNA-RNA-proteina, né più e né meno, ad esempio, dello zoccolo del cavallo, lo strumento migliore a garantire la corsa avendo minimizzato l'appoggio a terra ad un solo dito. E non diverso, come detto prima, dalla fotosintesi ossigenica, che ha garantito di estrarre elettroni da un composto non ridotto come l'acqua, sfruttando l'energia solare abbondante e poco sfruttata con un solo fotosistema. Benché prodotta dalla Natura, la fotosintesi ossigenica ha modificato completamente l'ambiente in cui è nata. Ed anche il cervello ha potenzialità rivoluzionarie: può permettere la presa di coscienza dell'individuo portatore (un altro ciclo che si chiude) e, nel caso più estremo (l'uomo), è capace di integrare molte informazioni, prevedendo il risultato delle azioni prima di averle compiute, al contrario di quanto accade con gli altri animali.
E' proprio questa caratteristica ad aver permesso all'uomo di poter gestire elementi del tutto naturali e poter ripetere con successo processi eccezionali nel campo della genetica, dell'aerodinamica o dell'energia atomica. Ad ogni modo, è fondamentale sottolineare che per quanto devastanti questi processi possano essere, essi vengono comunque generati a partire da elementi che fanno parte del sistema Natura. Le fantomatiche risorse fossili non sono altro che residui organici messi lì per uno spazio di tempo estremamente lungo, per cui quello che stiamo consumando non sono dei residui tossici per la Natura, ma più propriamente é il tempo. Sarà anche scontato, ma è bene ricordarselo. Al massimo, quello che può succedere è che le nostre azioni comprometteranno la Natura come noi la conosciamo (e quindi magari la nicchia che ha permesso il nostro sviluppo), ma non certo la Natura in senso assoluto!

L'unico limite del cervello, per quanto possiamo intuire fino ad ora, è che spesso ha bisogno di giustificazioni. La ragione impone dei perché, ed a questi perché delle risposte plausibili. Qual'è il senso dello sviluppo del cervello considerando ciò che può fare? Come dovremmo utilizzarlo noialtri animali? E' meglio un maiale felice o un Socrate infelice? Dovremmo usare biecamente il nostro intelletto e fare un salto evolutivo verso chissà dove, a dispetto delle modifiche che imporremo sull'ambiente o sforzarci al massimo per immobilizzare la Natura nello stato attuale? E sarebbe possibile? Qual'è la risposta alla domanda fondamentale sulla Vita, l'Universo e tutto quanto? Per quanto ne sappiamo, a quest'ultima domanda la risposta è 42. Mentre alla domanda “Come fare per sentirci strumento della Natura e permettere il benessere di molti (anche se non tutti)?” ancora non abbiamo risposta. Non che sia il primo a porsi questa domanda. In qualche modo, Rodney King l'aveva già posta a tutti noi già molto tempo fa ("Can we all get along?", tradotto: "Possiamo andare d'accordo?").

Non appena focalizzo la mia attenzione su questa domanda, subito mi chiedo: ma, abbiamo il tempo? Beh, considerando che non abbiamo altre alternative, probabilmente sì...

5 commenti:

  1. Hai sollevato molti interessanti spunti di riflessione. Hai detto bene, a mio parere è fondamentale identificare qual è il punto di partenza, ma non credo che sia un problema dovuto soltanto alla “corruzione” di questi ultimi tempi falsati dalla propaganda che ha creato un acritico pensiero comune. La lotta per abbattere dogmi di scienza o religione è sempre stata molto dura (e sono quasi sicuro che Galileo in alcuni momenti avrebbe preferito aver scritto “L’uomo dei dadi”). La creazione di un dualismo, una contrapposizione, è sicuramente insito nel pensiero umano dall’inizio dei tempi, perché indubbiamente è più facile avere una base dalla quale partire o un nemico da combattere. Scienza e filosofia sono spesso andate d’accordo su questo punto. La dialettica hegeliana non ha fatto altro che rendere esplicito un processo consolidato ed utilizzato per costruire nuove teorie e dare spiegazioni ai fenomeni “naturali”. L’opposizione al pensiero precedente è sempre stato il motore che l’uomo, forse in parte spinto anche da arroganza e voglia di mettersi in mostra, ha sfruttato per costruirsi un “nuovo” modo di vedere le cose. Il primo problema che sorge, però, è capire intanto COSA si definisce come opposto. Cioè avere tesi ed antitesi credibili. Troppe volte capita che si mettano insieme cose che in realtà sono su piani totalmente diversi o comunque sono insiemi che si intersecano influenzandosi vicendevolmente, ma solo per piccole sezioni. Forse questo accade perché spesso l’uomo vede se stesso come elemento estraneo, un osservatore esterno della natura. Non so se per un meccanismo di difesa o per la volontà di non perturbare l’ambiente e limitare al massimo un qualche di principio di indeterminazione di Heisenberg applicato ai grandi sistemi. Pensando di vedere le cose dall’alto, si toglie di mezzo lasciando una voragine che crea collegamenti mancanti a similitudini evidenti. Riprendendo l’esempio di tecnologia/natura bisognerebbe fare un passo indietro. Mi spiego meglio: potremmo definire tecnologia la creazione di una diga da parte di un castoro? Dato che non viene fatta dall’uomo e l’abbiamo sempre vista, la cataloghiamo ed inseriamo nel cassetto “natura”. Ma secondo questo modello in realtà il castoro è natura, mentre la diga non dovrebbe esserlo. Non importa quale sia la motivazione: istinto innato, intelligenza o necessità nata dall’assenza di posti disponibili alla Milka, perché tutti occupati dalle dannate marmotte. I castori usano tecnologia a loro uso e per il loro benessere e per farlo causano anche molti danni, primo tra tutti la deforestazione di parti ingenti di territorio boschivo (non per nulla mi ricordo che in Canada andava di moda una maglietta con la scritta: “Save a tree, eat a beaver”). L’impatto ovviamente non è paragonabile a qualcosa creato dall’uomo, ma secondo me solo per una scala dei tempi totalmente diversa. Hai nominato giustamente l’orologio della storia della Terra che ci colloca in una manciata di secondi. E la questione è proprio questa: come evitare di rompere il nostro orologio e far allungare quella manciata di secondi. Sarebbe interessante sapere se i dinosauri sarebbero sopravvissuti per 130-160 milioni di anni se avessero avuto una velocità di sviluppo tecnologico paragonabile a quella umana. Forse sarebbero riusciti a salvarsi dall’impatto con il meteorite mandando in orbita un Bruce Willisauro in stile Armageddon. O forse si sarebbero estinti molto tempo prima…

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    1. Sono d'accordo che quella che io definisco "propaganda" usi il dualismo come metodo interpretativo, ma chiaramente non lo ha inventato e presumibilmente è innato nell'uomo. Purtroppo, quali siano i veri obiettivi di tale abuso non è chiaro. Il rincretinimento è certo un effetto evidente in tutti noi (e, come appunto dicevi, non dev'essere stato tanto diverso ai tempi di Galileo, dei Romani o degli Egizi).
      Ed è giusto anche lo spunto del castoro. Spingiamoci quindi oltre il concetto di tecnologia e natura e riferiamoci esclusivamente al nostro impatto diretto sull'ecosistema, in qualità di specie viventi al pari delle altre.
      Molto peggio della anidride carbonica, il metano rappresenta uno dei peggiori gas serra. Nel 2006, la FAO ha indicato negli animali (mucche, maiali etc) i produttori del 37 per cento del gas metano dell'atmosfera (http://www.fao.org/docrep/010/a0701e/a0701e00.HTM), fra l'altro indicandolo come indirettamente prodotto a causa dell'uomo (fantastico!). La probabilità che il mondo possa finire anche a causa delle scoregge degli animali non pare dunque così remota (bella rivincita da parte degli Archea!). Il problema è così serio che Inghilterra e Nuova Zelanda hanno preso provvedimenti per limitare questo fenomeno multando un tanto a scoreggia per animale il proprietario (come abbiano fatto a monitorare il fenomeno mi è sconosciuto. Mi torna però in mente quella vecchia barzelletta sui termometri rettali della Johnson and Johnson e su chi fa un lavoro peggiore se noi o il tester del termometro). Alcuni ricercatori hanno addirittura studiato come cambiare la dieta delle mucche per ridurne l'impatto sull'ambiente (http://www.guardian.co.uk/environment/2007/mar/22/germany.climatechange). Non per nulla, anche i dinosauri devono avere avuto questo problema (ed infattamente, qualcuno lo ha supposto secondo certi modelli matematici http://www.telegraph.co.uk/science/dinosaurs/9250032/Dinosaurs-passing-wind-may-have-caused-climate-change.html). Potremmo speculare che i forti cambiamenti climatici che hanno portato all'estinzione dei dinosauri (si pensa ad un meteorite ed una emissione vulcanica messe insieme) potrebbero anche essere stati spinti dalle condizioni da loro indotte. Anche questo è un bell'impatto sull'ambiente. Però, come concludi tu, ed anche io alla fine, è una questione di tempo. Quanto siamo realmente minaccati di estinzione dalle nostre stesse attività? Quanto tempo davvero ci rimane? Possiamo davvero fermare o limitare tutto questo? Oppure l'estinzione della nicchia ecologica a noi ideale proprio a causa nostra non è altro che un feedback negativo?

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  2. Non vedo perché dovrei trovarmi in disaccordo con molte delle cose che dici; direi che al contrario sono piuttosto in linea avendoci già riflettuto più e più volte da solo nel vuoto culturale del Sol Levante. Ci sono alcune cose sulle quali mi piacerebbe discutere, tipo la questione dei cambiamenti climatici ma che lascio perdere in favore di questioni che mi premono di più. Mi lascio per un secondo commento la biodiversità e prima di tutto prendo la palla al balzo sulla questione della vita bucolica (si lo so, sono prevedibile) accoppiata alla tua applicazione di questa nella teoria del dualismo. Concordo con te: non può rappresentare la soluzione al problema della vita sulla terra. Ma in maniera molto egoistica può rappresentare la salvezza per coloro che si sentono "Strangers in a strange land". Sono convinto di avertene già parlato ai tempi di Hollyvuz dopo lo tsunami causato da "Into the wild": io vedo la vita come un "gioco". Non lo intendo in modo positivo o "gigioneggiante" (parola inventata) ma credo che esista una analogia impressionante sotto molti aspetti. La cosa che mi urta di più è quella dell'essere sottoposto ad un manuale delle regole scritto nella roccia all'alba dei tempi (moderni) da coloro che la storia la creano. Potremmo dire che l'immagine di Mose che scende con le tavole della legge dal monte Sinai sia di una attualità sconcertante, archetipo del controllo delle masse con da parte di ha qualcosa da guadagnarci. Non lo fanno nemmeno di nascosto: Dio è un pastore e l'uomo è una pecorella, non un Salmone. Ricrodi? Comunque, noi che la storia la viviamo, di questo "codice" ne siamo contemporaneamente soggetti, attori nonché spettatori impotenti. Voglio dire che nel mio breve span vitale il codice non subirà cambiamenti sufficienti da permettermi di vivere come desidero e di essere socialmente accettato. E se, come giustamente fai notare tu, questo libro delle regole è impostato sul dualismo degli estremi non puoi non sottoporti a quella regola per pianificare una tua esistenza socialmente accettabile. Quando partecipi ad un gioco devi sottostare alle regole per definizione, vengano a tuo vantaggio o discapito, ti piacciano o meno. Dunque, nella nostra società, se non vivi in un intorno di uno dei due estremi vieni automaticamente catalogato come una singolarità nell'equazione: sei uno zero a denominatore, il logaritmo di un numero negativo, o il limite infinito di sin(x). Avendo fatto lo scientifico ti ricorderai sicuramente l'orrore provato quando ti trovavi al cospetto di queste splendide singolarità: qual'è l'unica soluzione? Eliminare l'anomalia dall'equazione. Eliminare le scale di grigio così che tutti i bianchi e neri là fuori possano riconoscersi appieno nel modello che gli viene passato e che passivamente ritengono una verità indiscutibile. Sai bene quali siano i miei obiettivi a lungo termine e come già mi stia preparando: voglio cancellarmi dall'equazione. Questa scelta estremista non sta certo a significare che io sia un sostenitore del dualismo; significa solamente che a mio avviso, in un mondo di estremismo spinto, una azione estremista resta l'unica via di fuga verso un altro mondo, magari meno colorito ma più libero. E questo perché il gioco in sé, oltre che dal libro delle regole è definito da una scelta iniziale: o giochi o stai a guardare gli altri che giocano. E questa si che è una scelta binaria: qui non esistono vie di mezzo.

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    1. Ammesso dunque di volerci muovere in questa direzione, mi sento di sottolineare una grossa differenza tra quello che scrivi tu e come l'ho pensata io: perché il regredire ad una vita bucolica dovrebbe necessariamente tradursi in un abbandono della tecnologia? Se la tecnologia è natura (castori), perché non usarla? E' l'utilizzo che se ne fa a rendere tale un arma. Un coltello da cucina non è un arma finché non lo uso per pugnalare qualcuno ed è fondamentalmente per questo che non credo il designer abbia preso in considerazione un form factor perfetto per lacerare la carne di punta (doppio taglio etc) piuttosto che le tacche per staccare il cibo, il bilanciamento o la comodità di impugnatura. Ciò non toglie che nelle mani sbagliate, un coltello da macellaio sia sostanzialmente equivalente ad una spada. Detto questo, credo che l'uso della tecnologia nella vita bucolica sia di fondamentale importanza: l'efficienza economica è ciò che ucciderà l'uomo, l'efficienza energetica è ciò che può salvarlo. Sono due cose diverse anche se oggigiorno si tende a confonderle (patate e carote). Credo che questo avvenga vista la natura corrotta del sistema che ha trasformato i soldi in risorsa universale che di fatto viene sostituita alle materie prime: finché ci sono soldi posso comprare tutto ciò che voglio, di conseguenza cerco di guadagnare più che posso tagliando tutti i costi inutili al conseguimento della mia "mission" per avere più soldi e ricominciare il ciclo. Poco importa se ad ogni passaggio "erodo" le risorse trasformandole magari in rifiuti o inquinamento. L'efficienza energetica al contrario permette di usare al meglio ciò che si possiede, senza usare ”di più”. Purtroppo viviamo nella società del credito e degli acquisti a rate dove posso avere ciò che non posso permettermi purché sia disposto a pagarlo di più. Nessuno riesce più a visualizzare la grandezza delle proprie azioni se non facendogli corrispondere un prezzo. Questo ci lascia sempre meno tempo a disposizione ma soprattutto si porta dietro una inerzia che è difficilissima da visualizzare: chi sarebbe disposto a cambiare completamente il suo stile di vita pur di garantire la permanenza dell'uomo sulla terra per un po' più di tempo? La risposta è semplice. Nessuno. Specialmente se di per sé non si è in grado di valutare ciò che si ha al di fuori del sistema economico. Per farla quasi banale: saresti disposto a rinunciare allo smartphone? Saresti disposto a coltivarti da solo il cibo? Saresti disposto ad andare in giro a dorso d'asino? Ce ne sarebbero molte altre di domande simili a questa e non credo esistano molte persone nei paesi avanzati che possano rispondere sinceramente SI a tutte. E se uno gli mostrasse lo sforzo necessario per prodursi le cose più semplici che oggigiorno si possono addirittura comprare in un 100 yen shop, probabilmente la percentuale diminuirebbe ulteriormente. Quindi la conclusione a cui giungo è che hai ragione a dire che l'utopistica Arcadia non sarebbe applicabile e che il tempo residuo a nostra disposizione diventi una delle variabili più importanti, anche se piuttosto trascurata.
      Dal punto di vista di un pallino dotato di coscienza disperso nel tempo e che dal tempo viene inesorabilmente limitato non riesco a non pensare in maniera egoistica.... voglio realmente condizionare tutta la mia vita con il giogo di un sistema che non può essere scardinato? Desidero veramente barattare la mia vita per un tozzo di pane? Non mi resta che fare il salmone.

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  3. Perché non dovrei essere d'accordo con quello che dici? o almeno con una parte? La questione è ben argomentata, specificata e perché no, equilibrata. Alcuni aspetti potrebbero essere approfonditi, tipo "l'indole e la volontà umana sono profondamente castrate" nella visione teocratica delle religioni monoteiste, cosa non propriamente esatta in quanto tutto il divenire è fondamentalmente basato su il libero arbitrio, la scelta di poter volontariamente commettere o comportarsi, almeno nella visione cattolica. Questo comporta tutta una serie di conseguenze che spesso entrano in apparente contraddizione ma limitiamole alla sfera religiosa. Il dualismo bene-male è una visione bidimensionale sfruttata da tutte le dottrine umane da sempre, religione,filosofia etc per la sua semplicità ma non credo possa essere l'unica lente per focalizzare al meglio la realtà circostante. Del resto ci sono dei brocardi sui quali non possiamo non convergere ed eventi che non possiamo evitare. Si nasce e si muore.... possiamo capire come ma non quando e forse neanche il perché. La propaganda poi,credo tu l'abbia ampiamente sopravvalutata, anzi noto una sopravvalutazione dell'essere umano stesso in quanto, a parer mio, molto più vicino alla bestia di come tu lo consideri. Siamo fondamentalmente animali egoisti, io in primis, per la visione comune del "salviamo il mondo, inteso come salviamo l'uomo" che poi non si traduce mai in alcuna pratica comune e per questo "quoto Piota in toto".Perché allora certe considerazioni? Ritengo che la percezione della paura sia una delle forze primarie che indirizzano l'uomo nell'una o nell'altra direzione nelle sue scelte, sia quotidiane che di lungo periodo. Per qualcuno mettiamo al mondo dei figli proprio per l'innata e naturale paura della morte, ora, senza arrivare a tanto, dato che io ho ancora, dopo due figlie una gran fottuta paura della morte, non sottovaluterei questo aspetto. Un'ultima cosa, e te la dico sinceramente, leggervi è stato molto stimolante e rassicurante, prendere coscienza di una lettura così aperta della realtà circostante mi lascia una traccia di speranza (per questo il "rassicurante"eh eh).., scusate la digressione ma ho visionato dieci minuti fa il video di Berlusconi che inneggiava alla "venuta" di una simpatica signorina... la distanza oserei dire è SIDERALE....

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